Nel precedente articolo mi sono espresso in merito a RAGE, definendolo un po' il tentato ritorno della id Software nel panorama degli sparatutto in prima persona. Quella prima collaborazione con Bethesda non fu certo molto fortunata. Il primo vero successo si ebbe nel 2016 con il reboot di Doom.
Un po' di storia
Il primo vero Doom fu pubblicato nel 1993 da una combriccola di sviluppatori e designer tra cui i nomi più famosi sono sicuramente quelli di John Carmack, John Romero e Tom Hall. Già note ai tempi di Apogee con Wolfenstein 3D, il loro nuovo progetto, Doom, risultava essere il più ambizioso e innovativo. Benchè il motore grafico fosse una semplice evoluzione di quello utilizzato in Wolfenstein 3D, i miglioramenti promessi erano tali da vantare una definizione mai vista prima e l'aggiunta di una "dimensione" in più nella struttura dei livelli. Si parla di tempi in qui poter salire uno scalino risultava essere un autentico alto evolutivo.
Inutile dire che Doom fu un successo, tanto che la sua distribuzione in forma shareware (venne condiviso solo il primo capitolo di gioco), a poche ore dal rilascio bloccò completamente i server universitari che ospitavano i file e l'utenza.
Nel corso degli anni Doom divenne una vera e propria pietra miliare e mezzo di paragone per qualsiasi altro sparatutto in prima persona. Non fu il primo del suo genere, ma risultò essere sicuramente il più importante.
Un salto nel 2016
Dopo le sue varie incarnazioni, compreso Doom 3, il più snobbato della serie, nel 2016 abbiamo assistito ad un rilancio del brand accompagnato da un notevole numero di innovazioni, date anche dalla tecnologia che negli anni si è evoluta.
Essenzialmente il Doom del 2016 racchiude tutto ciò che i fan della serie hanno richiesto e, a volte, realizzato attraverso varie mod nel corso degli anni. In più il nuovo comparto di gioco così dinamico ha indubbiamente attirato una nuova fetta di pubblico più giovane, lo stesso pubblico che non aveva mai avuto modo di provare un Doom prima di allora.
Come accaduto già in Doom 3, questo nuovo reboot della serie presenta un accenno di trama, questa volta molto più strutturata, che ci accompagnerà lungo nostre ore di massacro di ogni sorta di entità demoniaca, senza però stare troppo a tediarci con elementi narrativi che possano distrarci dalla frenesia del combattimento. Perché sì, Doom è frenetico come i vecchi tempi, forse un po' più lento ad un'attenta analisi, ma sicuramente più dinamico.
Quest'ultima incarnazione della serie ha infatti sviluppato ulteriormente il senso di tridimensionalità, puntando su una "verticalizzazione" dell'azione. Avremo la possibilità quindi di salta e arrampicarci, tra una sporgenza e l'altra, così da raggiungere i nemici che sfuggono contro i nostri colpi, o sfuggire noi stessi alle situazioni più pericolose, giusto il tempo di riprendere fiato e ributtarci nella mischia da un'altra angolazione.
L'arsenale, sempre vastissimo e tutto disponibile (dimenticatevi le limitazioni di due misere armi alla volta, qui potremo portare sempre tutto dietro), è stato completamente rivisto stilisticamente e ne guadagna in dinamicità grazie ad un divertente e utile sistema di potenziamenti che sbloccheremo durante il gioco.
Il gameplay rimane legato ai canoni della seria, dove serve la forza bruta unitamente ad opportune scelte tattiche sulle armi da utilizzare in ogni contesto. Esatto, caratteristica degli sparatutto fatti bene è quella di non essere affrontabili dall'inizio alla fine con una sola arma, ma di saper stimolare il giocatore nella ricerca delle armi più adatte a buttare giù ogni nemico.
Nel calderone di novità rientrano poi i potenziamenti dell'armatura del Doomguy, e tutte le caratteristiche prese palesemente dalla total conversion Brutal Doom, dei capitoli classici. In particolare le esecuzioni brutali che, senza particolar senso in realtà, ci riforniranno anche di vita e munizioni.
Concludendo
Doom (2016) è un titolo che non deve mancare nella collezione di ogni appassionato di sparatutto in prima persona, specie se si è fan accaniti della serie. Risulta un gioco frenetico, divertente e dinamico. Purtroppo non è privo di difetti. Vi sono alcune cose che proprio non ho mandato giù, come il sistema di salvataggi a checkpoint e i livelli realizzati a punti di non ritorno, che precludono l'esplorazione della mappa, caratteristica tipi di ogni Doom, vista la quantità industriale di segreti da scoprire. Così come la scelta insensata dei "drop" di munizioni anche per quei nemici che non possiedono armi. Ma risultano comunque "difetti" secondari e del tutto marginali, in un'esperienza assolutamente divertente e rinfrescante quale è Doom.