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L'ultimo contenuto della serie Dark Souls è stato il DLC di Dark Souls III, The Ringed City, che espande il DLC Ashes of Ariandel e dà una conclusione alla trilogia, almeno dal punto di vista della lore. Ma è un finale soddisfacente? Analizziamo in dettaglio l’universo narrativo, i suoi problemi e il perché non ci sarebbe spazio per un altro capitolo.
Dark Souls è probabilmente tra le esperienze più importanti che ho vissuto da videogiocatore. Le sue ambientazioni oscure mi hanno da subito conquistato, come il suo livello di sfida, impegnativo ma mai ingiusto. Potrei parlare per ore del suo gameplay, caratteristico di tutti i titoli Soulsborne, ma in questo articolo mi concentrerò unicamente sulla sua lore, proprio perché la ritengo uno dei pochi punti deboli della serie, se presa come un’unica storia. L’universo narrativo è diventato infatti, con ogni iterazione, sempre più confusionario e, in alcuni casi, addirittura contraddittorio.
È per questo che personalmente non credo di volere un Dark Souls 4. Del resto lo stesso autore Hidetaka Miyazaki ha espressamente detto che è molto più bravo a creare universi narrativi da zero, piuttosto che costruirli con un materiale pre-esistente. Elden Ring, il titolo ormai alle porte di Miyazaki con la collaborazione di George R. R. Martin, creatore di Game of Thrones, lancia un messaggio molto forte. Infatti è già da Bloodborne e Sekiro che vediamo l'autore lavorare su altre IP, e non credo che questa tendenza cambierà, almeno per il momento. Questo non può farmi altro che piacere, dato che in questo modo continueremo comunque ad avere il caratteristico gameplay, solo in universi differenti e con lore nuove da scoprire.
Inziamo l’analisi con intanto un accenno ai fatti principali di ciascun titolo.
In principio il mondo era grigio e neutrale, abitato solo da draghi immortali e serpenti primordiali. Immutato, immutabile… finché non successe qualcosa. Dal nulla il Fuoco si accese e con esso nacquero le disparità.
“Caldo e freddo, vita e morte, e, ovviamente, luce e oscurità.”
Dal Fuoco, quattro piccoli esseri che vivevano nel sottosuolo trovarono quattro grandi anime che garantirono loro un potere immenso: Gwyn, Nito, la Strega di Izalith e il nano furtivo. Tre di essi viaggiarono verso la superficie per sfidare i draghi, mentre il quarto trovò un’anima particolare… l’Anima Oscura.
Con la sconfitta dei draghi, avvenuta grazie all’aiuto di Seath il Senzascaglie, iniziò l’Era del Fuoco. Gwyn, il più potente, venne eletto monarca.
Ma la Fiamma non era destinata a bruciare per sempre… essa infatti, privata delle sue componenti principali, iniziò ad affievolirsi. Con l’aumentare dell’oscurità nacque anche la maledizione, che rende immortali coloro che la contraggono, fino a portarli alla follia.
Gwyn, preoccupato dagli umani, nati dall’Anima Oscura, che in una eventuale Era dell’Oscurità avrebbero regnato sovrani, si sacrificò come combustibile, per far continuare a bruciare la fiamma. Ma il suo tentativo non fece altro che rimandare l’inevitabile. Il nostro protagonista, chiamato “non-morto prescelto” da Frampt, un serpente primordiale, inizia la sua avventura centinaia di anni dopo questi eventi, venendo indottrinato da questo serpente a vincolare nuovamente la fiamma per far continuare ulteriormente l’Era del Fuoco, mentre Kaathe, altro serpente, lo avverte dell’inganno di Frampt. Sta al giocatore decidere a chi dare fiducia fra i due.
Dark Souls 2 introduce il concetto di ciclicità, e di come dai tempi di Lordran il Fuoco continua ad essere alimentato, creando ogni volta un nuovo ciclo, che distrugge il mondo precedente per crearne uno nuovo. Il gioco è ambientato probabilmente nel ciclo più importante dai tempi di Gwyn, nel quale sorge il regno di Drangleic, governato da Re Vendrick e suo fratello Aldia. Questi ultimi decidono di provare a interrompere il ciclo, ma finiscono per separarsi e a cercare per conto proprio una soluzione.
Cruciale è l’arrivo di Nashandra, della quale il Re si innamora, ma che nasconde un oscuro segreto: ella è infatti un frammento dell’antico nano furtivo. Inganna Vendrick e lo spinge a fare guerra contro i Giganti, esseri di una terra lontana, per rubare, probabilmente, il Trono del Desiderio, sede della prima Fiamma. Quando il Re si rende dell’inganno di Nashandra scappa tenendo con sé l’unica chiave capace di aprire il Trono.
Il protagonista, sotto la guida dell’Araldo dello Smeraldo, essere creato da Aldia e Vendrick per guidare il vero monarca a sconfiggere Nashandra e trovare, forse, una soluzione definitiva alla maledizione.
I cicli continuano per un tempo indefinito, con moltissimi che sacrificano il proprio corpo alla fiamma. In quello che si sarebbe rivelato poi l’ultimo ciclo, il principe Lothric si rifiuta di vincolare la fiamma, essendo a conoscenza che sarebbe solo una soluzione temporanea. Un giorno, però, delle campane iniziano a suonare per risvegliare i Signori dei Tizzoni precedenti e un Unkindled (Fiamma Sopita), un appellativo dato a chi ha provato a vincolarsi alla fiamma fallendo perché non abbastanza potente.
Così tutti i cicli passati convergono. L’unico modo per salvare la Fiamma è acquisire le ceneri di tutti i Signori dei Tizzoni: I Guardiani dell’Abisso, Aldrich, Yhorm il Gigante e infine Lothric, che nonostante abbia deciso di non vincolare il Fuoco ha comunque il potere di un Signore. Questo compito è portato a termine dall’Unkindled, il protagonista, che ha la scelta finale: rimanere a custodire la fiamma, o lasciarla spegnere, stavolta per sempre.
Il primo capitolo era autoconclusivo, quasi perfettamente coerente con sé stesso, lasciando poche domande senza risposta.
I grandi problemi arrivano con il secondo capitolo. Il game director di quest'ultimo, infatti, non fu Miyazaki, bensì Tanimura, con il team "di serie B", mentre Miyazaki lavorava a Bloodborne. Tanimura stravolse alcuni concetti stabiliti nel primo capitolo probabilmente a causa di un poco approfondito (o assente) studio del mondo di gioco. Alcuni concetti vanno proprio in contrasto con il primo (concetti che poi verranno confermati nel 3 con il ritorno di Miyazaki come game director), come, ad esempio, il "Caos"; nel primo fu sconfitto dal non morto prescelto, nel secondo è inspiegabilmente ritornato più potente di prima (dato che secondo Tanimura il Caos con il tempo ritorna periodicamente senza alcuna ragione); nel terzo ritorna sopito e sull'orlo dello spegnimento finale, con delle descrizioni che asseriscono che non si sia mai risvegliato dai tempi di Lordran.
Si potrebbe fare un discorso analogo sul concetto di “demoni”. Essi sono infatti nel primo capitolo nati dalla Culla del Caos, dal tentativo della Strega di Izalith di ricreare con il potere della sua anima la Fiamma, fallendo e creandone una forma distorta, dalla quale nascono i demoni (eccezion fatta per i Demoni della Titanite, nati dal dio fabbro); nel secondo capitolo il concetto viene apparentemente espanso: infatti abbiamo casi di umani trasformati in demoni; come il Demone della Cupidigia o il Demone del Canto; nel terzo capitolo viene confermata la visione del primo, come se quelli del secondo non fossero mai esistiti.
Il terzo capitolo appena citato, ha ripreso in mano una situazione già compromessa dal secondo, non migliorando (a mio parere) in alcun modo la situazione.
Qui Miyazaki si è dimostrato secondo me arrogante, non ha voluto nemmeno provare a rendere più comprensibile l'astratta lore di DS2, confermando alcune sue idee iniziate da lui col primo chiaramente in contrasto con quest'ultimo.
Infatti, mentre DS1 e DS3 partono da dei fatti concreti avvenuti nella storia del mondo per poi arrivare a delle metafore, DS2 parte dalle metafore che Tanimura voleva inserire, che però si materializzano in dei confusi eventi non particolarmente dettagliati.
Infine la conclusione data da The Ringed City non mi ha soddisfatto a pieno. Sono stati introdotti nuovi personaggi evitabili che infittiscono la lore rendendola inutilmente più complessa, come Filianore, mentre potevano tranquillamente essere utilizzati personaggi di cui già eravamo a conoscenza.
E in tutta questa confusione dove si inserirebbe Dark Souls 4? Non mi sembra saggio riaprire una lore conclusa, anche se in modo discutibile, solo per complicarla ancora di più con un sequel. L'unica alternativa allora sarebbe uno spin-off/prequel che magari andrebbe a collocarsi in territori mai esplorati come Astora, Catarina, etc.
In effetti qualche piccola domanda aperta c'è ancora, come la bestia di Astora, accennata solo una volta in DS1 ma mai approfondita nei successivi. Nonostante ci siano delle speculazioni non abbiamo effettivamente nulla di concreto sull'identità quest'ultima.
Dopo quasi nove anni dall'uscita del primo Dark Souls, ci ritroviamo purtroppo con una lore frammentata, scritta da autori diversi con intenzioni e stili differenti che vanno a materializzarsi in fatti a volte confusi, a volte anche incongruenti e in contrasto fra loro. A quanto pare Miyazaki avrebbe intenzione, a fine carriera, di concludere con un ultimo Dark Souls. Come già detto, io non ne sentirei il bisogno, ma se fosse questo il caso rispetterei la sua scelta, se pur non condividendola.
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